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mercoledì 8 agosto 2007

Così fu (o mi parve)

Dopo tanto, tantissimo tempo (cinque mesi esatti), torno a scrivere su questo blog. E lo faccio per l'ultima volta. Strano a dirsi, ad otto mesi e mezzo dall'inaugurazione dello stesso. Appena cinque mesi fa vedevo questo spazio come un qualcosa di irrinunciabile, una fonte di libertà dalla quale attingevo molto volentieri, esprimendomi periodicamente ed affermando quel cacchio che mi passava per la testa: sciocchezze, soprattutto; anzi, cazzate. Ma erano le cazzate che passavano per la mia testa, ed in quanto tali cazzate particolari, speciali, di cui andavo fiero.
Ed allora pensai di curare questo blog con un certo impegno, nel tentativo di pubblicizzarlo il più possibile, nella speranza di farlo conoscere a decine, poi a centinaia, poi ancora a migliaia di persone, immaginandomele svegliarsi la mattina, ancora con gli occhi stropicciati, con il pensiero di collegarsi su questo blog, curiosi di constatare se ci fossero aggiornamenti.
Non è andata così, ma non è certamente per questo che abbandono il blog. In fondo, le mie soddisfazioni me le sono prese. A cominciare con il post "Dichiarazione di guerra a Kirby e Pegaso", che ritengo tuttora - lo ammetto, poco modestamente - un capolavoro dei miei neuroni, il quale credo abbia aiutato ed aperto gli occhi a molti giovani, e che ha fatto segnare il record di visite giornaliere (se non ricordo male, oltre 1000). Ed ancora, ogni tanto, noto che alcuni lasciano un commento, segno che a mesi di distanza la pagina viene ancora visitata e letta volentieri.
L'unico vero motivo del mio abbandono è piuttosto il lavoro che ho intrapreso proprio cinque mesi fa. Un lavoro che mi tiene impegnato dieci ore quotidiane per sei giorni alla settimana (sabato, domenica e festivi compresi nonchè obbligatori) che sinora mi ha regalato più delusioni che soddisfazioni: tra principali idioti ed ignoranti, clienti maleducati ed impazienti, camion da caricare e scaricare, prodotti da sistemare e prezzare, colleghi e colleghe a cui dare prematuramente e malvolentieri tristi addii, stanchezza e perdita di peso, monotonia, frequenti malesseri e straordinari non pagati, fare il commesso dove lo faccio io non è semplice. E se non vi bastasse, aggiungete che lo stipendio è di appena 500 euro mensili e che per due mesi e mezzo ho dovuto badare da solo a tutto, ma proprio a tutto, dato che le varie colleghe preferivano - comprensibilmente - fuggire. Il tutto, ovviamente, senza ottenere in cambio un'adeguata gratitudine da parte dei principali (e non mi riferisco prettamente ad un aumento di stipendio) i quali dovrebbero quanto meno prostrarsi alla mia vista. Ci sarebbe da scrivere un libro, penserete, ed è proprio quello che farò al termine di questa esperienza (previsto per metà settembre). Ci sarà da ridere e da riflettere, ve l'assicuro. Il titolo? Probabilmente "Ci avrei commesso!".
In ogni modo, siccome da Lassù evidentemente qualcuno si è accorto di quel ragazzo che perdeva un chilo e mezzo la settimana girovagando continuamente a destra e a manca, da qualche giorno mi ritrovo una collega. Una ragazza sulla quale, cognome ed altezza a parte, ho ben poco da ridire. Non nascondo che - in preda alla disperazione dei giorni antecedenti la sua assunzione - mi sarei accontentato anche di una ragazza brutta, antipatica, scema e pure incapace e svogliata, ma devo dire che ritrovarmi l'esatto opposto non mi dispiace affatto. Adesso sono molto più calmo, sereno, disponibile. Se dicessi che la mattina sono impaziente di andare a lavorare forse mi crederebbero in pochi, ma è la verità.
Ed è proprio grazie a questo benessere ritrovato che ho deciso di riprendere a scrivere, che poi è forse l'unica pratica che mi riesce discretamente. Se questo è l'ultimo post di questo blog, infatti, è perchè ne sto inaugurando uno su Windows Space Live, che cercherò di aggiornare con maggiore frequenza, approfittando soprattutto del giorno libero settimanale.
Sarà un blog sicuramente diverso da quello che è stato "Così è o mi pare", in cui tenterò di far conoscere tutto me stesso, senza farlo necessariamente con ironia, come ho erroneamente invece fatto sempre qui. In sostanza, smetterò di essere "Matteo" Pascal: quando mi andrà di ironizzare, ironizzerò; quando invece sarò incazzato, lo dimostrerò senza giri di parole nè nascondendomi dietro maschere pirandelliane. Pensandoci bene, è una delle cose che ho imparato da questa esperienza lavorativa: sarò diventato molto più intollerante ed incazzoso, ma ho imparato ad avere una maggiore autostima ed una notevole sicurezza dei miei mezzi. In fondo in fondo, molto meglio così!
Appuntamento a presto su

giovedì 8 marzo 2007

La festa della donna


La donna secondo Elio e le storie tese

Inutile girarci attorno. Possiamo litigarci, non comprenderle, maledire i loro mal di testa, la mania di shopping, il loro essere così diverse, il loro amore per Winnie the Pooh (che sia maledetto!), ma senza le donne non potremmo vivere. E' proprio vero che non vanno toccate con un fiore (magari "ca rasta"...) perchè sono la nostra aria.
Purtroppo non ho la possibilità di regalare nemmeno mezza mimosa a nessuna. Avrei potuto metterla come immagine del post ma ho dato la precedenza ad Elio e le storie tese così magari vi fate due risate dato che io oggi son proprio poco ispirato. Comunque immaginatevi che io sia arrivato a casa vostra e vi abbia regalato un mazzo gigantesco di mimose, spero vi basti.
Chiedo scusa per l'insensatezza di quanto ho scritto (come dite, ci siete abituati?) e per la cortezza del post (come dite, meglio così?) ma per motivi lavorativi ho solo pochi minuti al giorno da concedere al mio blog. Non esultate troppo altrimenti mi licenzio...

AUGURI A TUTTE LA DONNE!!!

venerdì 2 marzo 2007

Le bugie hanno le gambe corte

Qui sopra un mio collega

Secondo episodio dedicato alle mie figuracce. Sempre a scuola, sempre lo stesso anno scolastico, stavolta l'ora di italiano.
Quel giorno mancavano pochi minuti alla sirena quando la professoressa decise di chiedere, seguendo l'ordine alfabetico, chi ha fatto il tema per casa e chi no. Neanche a dirlo, io ovviamente non lo avevo fatto.
Però, siccome il mio cognome inizia per T ed era in fondo all'elenco, ho potuto notare che la professoressa si fidava della parola di ognuno di noi e non chiedeva di far vedere il tema nè di leggerlo. Bastava insomma rispondere "sì" alla sua domanda.
Arrivato il mio turno, risposi timidamente "sì, l'ho fatto". In pochi, esattamente 4 su 22, avevano fatto quel tema. Ed io sarei stato il quinto...
La professoressa, comprensibilmente alterata, alla fine disse "ma è possibile che solo 4 su 22 han fatto il tema per casa?" e si complimentò con chi l'aveva fatto. Piccolo particolare: si dimenticandò di me!
Allora io, mooolto intelligentemente, glielo feci notare: "professoressa, anch'io l'ho fatto!". Lei controllò meglio il registro e dopo un po' disse: "Già, hai ragione, scusami!".
Sembrava fatta. Stavo per dirle di non preoccuparsi per le scuse ma lei, nello stesso momento, mi invitò a leggere il tema!
Non sapevo cosa fare, balbettavo, prendevo tempo, chiedevo "devo leggere il titolo?" e lei "no, leggi direttamente il tema" ed io, fingendo di non capire ed implorando la liberatoria sirena, insistevo: "quindi non devo leggerlo il titolo?" e lei: "No! Leggi il tema!!!"
Il cuore mi batteva a mille, i miei compagni ridevano come matti, io continuavo a prendere tempo rivolgendomi a loro: "ragazzi, silenzio, lasciatemi leggere!!!". Nella mia mente, nel tentativo di trovare una soluzione, avevo anche pensato ad inventarmi un tema al momento (il massimo della follia).
Ad un certo punto, ecco il colpo di genio (per così dire). Accanto a me c'era il tipico "burlone" della classe ed allora io, con fare serio e indispettito, mi rivolsi a lui: "Peppe, esci subito il mio quaderno!!!" e lui "ma non ce l'ho!!!"
Mi volsi verso la professoressa e la vidi con gli occhi tristi. Io, sebbene fossi tutt'altro che un secchione, sono sempre stato rispettato dalla maggior parte dei miei insegnanti come persona.
Mi disse "guardami negli occhi: l'hai fatto o no questo tema!?". La guardai negli occhi e, con incredibile sfrontatezza, risposi "Sìììììììììì" dimostrandomi alterato alla sola idea che potesse essere messa in discussione la mia parola!!! Immagino che in quel momento la mia credibilità fosse paragonabile a quella dei politici italiani in campagna elettorale.
Prese la penna, pensò un po' a cosa scrivere (con ogni probabilità era indecisa se mettere 2 o la I di impreparato). Ad un tratto, finalmente, suonò la sirena e lei chiuse il registro e se ne andò senza aver scritto niente! Anche stavolta, mi andò di lusso!

VIVA LA (IN)SINCERITA'!!!

sabato 17 febbraio 2007

Dichiarazione di guerra a Kirby e Pegaso

L'aspirasoldi più famosa del mondo

COSA SONO LA KIRBY E LA PEGASO?
Ufficialmente la Kirby è una multinazionale che produce apirapolveri eccezionali e la Pegaso è un franchising della Kirby. Ma in realtà sono ben altro. E' difficile dare una definizione adatta e precisa ma, per avvicinarsi maggiormente alla realtà, basta dire che si tratta di associazioni a delinquere o di sette.
Vi sembra un'esagerazione? Leggete la mia (fortunatamente breve) esperienza con queste persone senza scrupoli e cambierete idea.
LA TELEFONATA
Tutto ha avuto inizio giovedì 8 febbraio, all'ora di pranzo. Mia madre risponde al telefono e, dopo alcuni secondi, mi passa il cordless. Era una centralinista, dalla voce dolce e gentile, che in pochi secondi mi spiega a grandi, grandissime linee, che lavora per la Pegaso di Messina, "una ditta che cerca personale per moltissimi settori".
Per uno come me, disperatamente alla ricerca di un impiego, è stato normale accettare un colloquio, che è stato fissato per il giorno seguente. Prima di riattaccare, la ragazza ha precisato il suo nome: Valentina. Lo ha detto due volte, lo ha scandito con molta attenzione. In quel momento non ci feci caso. Ma adesso ho capito il motivo, che vi spiegherò in seguito.
IL PRIMO COLLOQUIO
Il colloquio di venerdì 9 è fissato per le 10:30 ed io, come mio solito, arrivo con un minuto di anticipo. Salgo le scale, arrivo al primo piano e leggo "Pegaso".
Entro, mi presento alla ragazza lì seduta, presumibilmente Valentina (carina come me l'aspettavo ma molto, molto scura in volto), la quale mi chiede se sono lì per il primo o per il secondo colloquio (tra me e me mi domando "perchè, c'è un secondo colloquio?"), le rispondo che sono lì per il primo, lei mi dà un foglio da compilare e chiama sopra avvertendoli che "è arrivato il signor Tinaglia". Che onore, l'appellativo di signore non me l'ha dato mai nessuno, forse nemmeno il mio ex insegnante di fisica! Mi siedo e, in pochi minuti, compilo questo foglietto.
Alle 10:45, finalmente (odio qualsiasi ritardo, foss'anche solo di un nanosecondo), mi vien detto che posso salire al piano di sopra per il colloquio. Sopra trovo altri due centralinisti, un ragazzo ed una ragazza, anche loro molto carini ma con uno sguardo che non vi dico. Arriva una signora, di cui purtroppo non ricordo il nome, che mi fa entrare nell'ufficio. Che bello, inizia il colloquio! Mi son portato anche il mio (seppure scarno) curriculum e voglio fare una bella impressione. Inizia ovviamente a parlare lei. Mi chiede il nome della ragazza che mi ha chiamato a casa e se ho mai sentito parlare della Kirby. Le mie risposte sono "Valentina" e "no". Solo giorni dopo scoprirò che questo semplice monosillabo, pronunciato dopo pochi secondi dall'avvio, mi ha fatto passare il primo colloquio. E già perchè, se avessi risposto "sì", non lo avrei superato. Anche questa stranezza, come quella del nome della centralinista più volte pronunciato e scandito, ve la chiarirò meglio in seguito.
In ogni modo il colloquio, in realtà, si dimostra una sorta di monologo di 3/4 minuti. In questo breve lasso di tempo mi vengono posti dei quesiti assurdi, come la domanda "preferiresti guidare un gruppo di 5 persone o di 50?", ai quali io rispondo malcelando molta insicurezza. Alla fine la buzzicona mi dice che sarà inviato un fax a Roma e lì decideranno se potrò avanzare al secondo colloquio. Accenno ad una domanda ma lei si alza e mi invita ad andare. Ore 10:48: il primo colloquio è già terminato. Avanti il prossimo!
Torno a casa con molti dubbi in testa ma con la quasi certezza che si tratta di una fregatura. Alle 13 circa ricevo una telefonata. E' ancora lei, Valentina, che con voce festante e gaia mi annuncia che ho superato brillantemente il primo colloquio e mi fissa il secondo. Incredibile! Vengono fatti una centinaio di colloqui al giorno nella sola Messina e già son riusciti ad inviare il fax ed ottenere una risposta positiva sul mio! Valentina vorrebbe farmi ritornare l'indomani, insiste, dice che è l'ultimissimo giorno disponibile ma io, che per quel giorno sarei stato impegnato e che ero convinto che trattavasi di una fregatura, le dico che non posso. Allora, come per magia, l'indomani (10 febbraio) non è più l'ultimo giorno ma riesce a spostare il secondo colloquio addirittura per martedì 13! Alla faccia dell'ultimo giorno!!!
IL SECONDO COLLOQUIO
Giorno 13 mi presento, sempre più sfiduciato, per questo secondo colloquio. Arrivo ancora una volta alle 10:29 ma stavolta vengo ricevuto puntualmente, alle 10;30.
Dimostrando la mia sfiducia nei loro confronti, faccio subito molte domande per testare la loro onestà. Le risposte sono molto vaghe ma, visto come stava andando la cosa, la buzzicona arriva subito al punto: prende un foglio, fa qualche scarabocchio e spara "andrai a promuovere le nostre aspirapolveri e prenderai 1000 euro di fisso più incentivi per ogni vendita per 3/4 mesi, dopodichè per altri 6/7 mesi il guadagno si moltiplicherà! Lavorerai solo 4 ore il pomeriggio, avrai due settimane di ferie, un giorno libero la settimana, bla bla bla!!!".
Ebbene, sono bastate queste cifre così sconvolgenti per farmi cambiare paradossalmente idea. Anzichè mollare tutto, rendendomi conto che si trattava di una truffa, quei soldi mi sono rimasti in testa e mi hanno fatto pensare a tante cose. Nella mia mente tramutavo questi soldi in patente, in Università, in libri. Sono stato uno sciocco, per non usare un termine più forte. Alla fine, mentre io la guardavo fingendo di ascoltarla ma in realtà pensando ai soldi, lei mi annuncia che già dall'indomani sarebbe iniziato un master di tre giorni per imparare a promuovere l'aspirapolvere. Timoroso le chiedo se questo corso sia a pagamento ed alla sua risposta negativa tiro un sospiro di sollievo. Mi dice "in bocca al lupo Matteo, spero che tu sia preso per il corso di domani, in giornata ti faremo sapere". Anche qui accenno ad una domanda ma vengo cacciato.
Verso le 16 mi chiama Valentina e mi dice che ho superato brillantemente anche il secondo colloquio e mi ricorda l'inizio del corso, fissato per l'indomani, sempre alle 10:30.
IL PRIMO GIORNO DEL MASTER
Giorno 14 arrivo come sempre puntualissimo. Salgo al primo piano e mi dicono di andare al secondo. Salgo al secondo piano, mi danno un tagliando col mio nome da attaccare sulla giacca, e mi dicono che sarei dovuto salire al terzo tra pochi minuti. Aspetto 1, 2, 5, 10, 15 minuti. Sono le 10:45 ed ancora aspetto. Arrivano gli altri poveri disgraziati quanto me e finalmente ci fanno salire.
Entriamo in una sala con la musica messa a tutto volume che non permette nemmeno di socializzare tra noi vittime. Noto che siamo in 12, tutti ragazzi sui 20 anni tranne un uomo di 32 anni, un altro sui 25/26 ed una donna di 29 (dice lei, ma ne dimostrava qualcuno di più). Poi, con circa un'ora di ritardo, si sarebbe presentato un tredicesimo ragazzo. Finalmente si comincia. Arriva una seconda buzzicona, Carmen, che ci chiede di presentarci brevemente (nome, hobby, esperienze lavorative, progetti per il futuro) e poi spiega come si organizza la Kirby e come si svolgerà il remunerativo lavoro. Ripete più o meno ciò che mi era stato detto durante secondo colloquio, ovvero descrive quale favoloso paese dei balocchi sia la Kirby.
Dopo una pausa sigaretta arriva un altro ragazzo a sostituire Carmen. Si tratta di Andrea, una delle persone più intelligenti e furbe di questo pianeta, il quale ci racconta in poco tempo, dimostrando un'arte oratoria da fare invidia a Benito Mussolini, alcune delle caratteristiche del Kirby. Fa battute davvero divertenti, ci fa ridere, sembra di assistere ad uno spettacolo che vorresti non finisse mai. E poi ha una faccia da bravo ragazzo che ti dà sicurezza, ti spinge a fidarti di lui. Mai, a prima vista, potresti pensare a quale livello di malvagità sia questa persona.
Alla fine ci viene detto che la selezione non è terminata bensì, prima di andar via, saremo chiamati uno per uno in un ufficio nel quale la prima buzzicona (quella degli pseudocolloqui) ci avrebbe annunciato la decisione definitiva. Arriva il mio turno e, come Alessia Marcuzzi al Grande Fratello, lei mi dice "Matteo, sono qui per dirti che (lunga pausa durante la quale fa una faccia strana che sembra presagire ad un "no") sei stato accettato! Adesso fai parte della nostra squadra! Lunedì firmerai il contratto!", poi mi dà un foglio di benvenuto nel quale c'è scritto che con la Kirby diventerò ricco e grande a patto di impegnarmi al 110% ed un altro foglio sul quale avrei dovuto scrivere i nominativi di amici e parenti dai quali avrei potuto esercitarmi insieme ad un tutor nei giorni venerdì, sabato e domenica.
La prima giornata del corso termina ed in me i dubbi continuano a moltiplicarsi ma vengono sovrastati dalle promesse di guadagno che ci vengono fatte. Il dilemma principale è questo: non è che vogliono solo vendere il Kirby ai miei parenti e poi mi dicono "arrivederci e grazie"? La risposta era semplice: sì. Ma mi rifiutavo di rinunciare anche alla remota possibilità di ottenere così tanti soldi (stando a quello che dicevano loro, e facendo due conti, arrivavo alla conclusione che vendendo un Kirby ogni 4 avrei guadagnato 6050 euro al mese!).
Appuntamento a domani, sempre alle 10:30.
IL SECONDO GIORNO DEL MASTER
Giorno 15 è quello decisivo.
Passo nelle vicinanze della Pegaso con notevole anticipo, verso le 10:00, ma già vi trovo Luca, un ragazzo calabrese di Lazzàro, un'altra "esca". Parliamo un po' dei tanti dubbi che ci sono sorti in questi giorni, cerchiamo di darci le risposte. Arriviamo alla conclusione che, comunque sia, valga la pena provare.
Alle 10:25 saliamo. Noto che non sono stati accettati al secondo giorno di corso proprio i tre meno giovani. La cosa è molto particolare, mi insospettisce, ma al momento non gli do il giusto peso.
Si inizia. Questo secondo giorno è dedicato alla spiegazione dettagliata del Kirby ed il protagonista assoluto è Andrea che ne spiega le molteplici funzionalità e lo fa apparire come l'elettrodomestico più utile e facilmente vendibile del mondo. Lo ammetto, ci sono cascato, ho creduto a tutte le sciocchezze che raccontava. Ho creduto ai brevetti Nasa, alla garanzia di 35 anni, a tutto. Lo ripeto, mi dava sicurezza.
Ho cominciato a prendere appunti come un ossesso, scrivevo tutto quello che c'era da scrivere, studiavo ogni frase, ogni battuta, ogni singola virgola di Andrea. Lo vedevo come un modello. Pensavo "se dico nelle case ciò che sta dicendo lui, venderò tanti Kirby da guadagnare 10mila euro al mese". E lo ribadisco. Se mi mettete un Kirby davanti, ve ne parlo ininterrottamente per un'ora di seguito. Andrea era diventato il mio idolo, così, in pochissime ore. Tutti i dubbi che avevo li esternavo a lui perchè mi fidavo delle sue risposte rassicuranti. Aveva una risposta per tutto.
Poi parla del prezzo. Ci domanda "secondo voi quanto costa un Kirby?" Viste tutte le dimostrazioni pratiche che aveva fatto, mi veniva da rispondere "5000 euro?" ma, visto che gli altri miei "colleghi" si aggiravano sui 1500, io mi sono limitato a stare zitto. La risposta era 4000. In fin dei conti mi sarei avvicinato più degli altri.
Se ne va Andrea, torna Carmen. Ed è grazie a quest'ultima che mi sono salvato. Se Andrea era fin troppo rassicurante, lei era l'opposto. Entra e ci dice che, se durante le simulazioni dai nostri conoscenti, essi volessero acquistare il Kirby, ci sarà uno sconto del 20-25%. Ma solo per loro. E' stato questo il momento decisivo, quello nel quale ho capito che qualcosa non andava, che al 99% il loro obiettivo fosse vendere il Kirby a parenti ed amici prima, e sottolineo prima, della firma del contratto.
Torno a casa molto scosso. Dopo pranzo provo a fare una ricerca su internet su un motore di ricerca. Digito "Kirby+Pegaso" e vengono fuori migliaia di pagine che iniziano ad insospettirmi. In tanti, troppi, raccontano la propria storia che sembra scritta dal sottoscritto. La stessa telefonata, gli stessi colloqui, lo stesso master, gli stessi dubbi. E poi la testimonianza di chi ha proseguito incurante di tutto ed è finito nella loro rete, impoverendo i conoscenti ed arricchendo i responsabili del Kirby.
Gente che è stata umiliata, derisa, che è caduta in depressione perchè non è stata capace di vendere abbastanza Kirby, gente che non ha mai ricevuto nemmeno un centesimo (nè una lira, perchè questa è una storia che va avanti da decenni) o che è riuscita a guadagnare solo truffando i parenti. Sì, truffandoli, perchè sempre navigando sulla rete scopro che il Kirby non è affatto un elettrodomestico così efficiente, scopro che negli Usa viene venduto ad appena 500 dollari (meno di 500 euro). E inoltre, scopro che anche i centralinisti non vengono affatto pagati. Devono cercare di fissare molti appuntamenti e, solo se la vittima di turno accetta, gli verrebbe data una somma (il condizionale è d'obbligo, perchè in realtà non vengono pagati).
Ecco spiegato perchè Valentina ha ripetuto più volte il proprio nome. E capisco anche perchè ella non mi ha parlato per telefono del fatto che la Pegaso è un franchising della Kirby, proprio perchè la Kirby è tristemente conosciuta. Ed ecco perchè la prima buzzicona mi ha chiesto se conoscessi la Kirby, sempre per il motivo di cui sopra. E tanti, tanti altri dubbi, sono risolti sempre leggendo sulla rete le varie testimonianze. Quella notte restai sveglio fino alle cinque di mattina per leggere il più possibile. Il sonno, il mal di testa, gli occhi rossi non riuscivano a convincermi a spegnere il pc. Dovevo sapere. Dovevo sapere il più possibile per poi andare il giorno dopo ad informare le altre esche come me. Potevo fregarmene degli altri, potevo fare una telefonata la mattina seguente, dire ad Andrea che non mi sarei presentato per un qualsivoglia motivo, e salvarmi. Invece no. Non sarebbe stato sufficiente.
Il problema principale in Sicilia è l'omertà. Come diceva Giovanni Falcone, l'omertà non è una caratteristica prettamente dei mafiosi, bensì dei siciliani tutti. Ed io, che apprezzo la figura di Falcone, che mi sono commosso guardando il film dedicato a lui e quello dedicato a Paolo Borsellino, che ho letto diversi libri su questi due eroi, io che mi ritengo con un po' di supponenza più maturo degli altri miei coetanei, io che stavo per essere sfruttato, io che ero stato visto da loro come un cretino qualunque, io che sogno di diventare qualcuno, di essere importante, di distinguermi, io che sono malato di protagonismo ma che credo nella giustizia, io che zitto non so stare, ma che alle parole preferisco i fatti, non potevo scegliere la strada comoda. Dovevo informare gli altri, assumermi le mie responsabilità davanti ad Andrea, dirgli ciò che pensavo. Dovevo reagire. Alle 5 spengo il pc, verso le 5:30 prendo sonno, alle 6 mi risveglio. Devo prendere il treno alle 7.
IL TERZO GIORNO DEL MASTER
Per giorno 16 l'appuntamento era ancora alle 10:30, ma io sono lì nei pressi già un'ora prima. Il nervosismo di quel giorno non so se l'ho mai avuto nè se mai l'avrò. Nonostante l'ora, entrano Carmen ed altri elementi poco raccomandabili che già avevo visto in precedenza. Arriva anche qualche ragazzo del call center, tra cui quella che continuo ad immaginare sia Valentina. Mi vedono tutti. E immagino che tutti si siano insospettiti. Ero lì che passeggiavo, con una Marlboro in bocca sempre spenta (ne avevo solo due e non potevo andare a comprarle col rischio di allontanarmi e fare entrare le altre vittime senza averli avvertiti della truffa). Poi arriva un furgoncino giallo che sembra abbia posteggiato lì apposta per me, per essermi d'ausilio. Da là dietro c'era una visuale perfetta e nessuno poteva più vedermi.
Poco dopo le 10 arriva Luca. Stava forse già per salire con notevole anticipo ma gli faccio cenno e lui mi si avvicina. Gli racconto più o meno tutto quello che mi ricordavo, lo convinco che è una truffa. Mi ringrazia. Poi arrivano altri tre ragazzi (due femmine ed un maschio) calabresi, tutti insieme, faccio segno anche a loro di avvicinarsi e racconto nuovamente ciò che avevo scoperto. Loro sono un po' più titubanti, vorrebbero andare a controllare in un internet point la veridicità di ciò che affermavo, ma non c'era tempo, erano già le 10:25. Verso le 10:30 arriva anche un ultimo ragazzo il quale viene informato da Luca (io non ce la facevo più). Mancavano soltanto due ragazze che però, a quanto ho capito, non si sono mai presentate. Forse anche loro hanno scoperto qualcosa ma hanno preferito starsene a casa.
Alle 10:40 circa, dopo diversi richiami da parte di un centralinista, decidiamo di salire. Ho deciso, parlo io. Saliamo al secondo piano e chiedo ad una centralinista "C'è Andrea?". Io ero già scurissimo in volto, ero alterato di mio, ma volli enfatizzare il tutto. Avevo un paio di occhiali e continuavo a sbatterli sulla mia gamba, il rumore per quella poverina immagino fosse insopportabile. Impaurita, va ad informarsi, dopo un po' torna e ci dice di attendere fuori. E così facciamo. Gli altri tutti in piedi, io seduto sulle scale. Dopo 2/3 minuti arriva un ragazzo e ci dice "se volete seguirmi...", io aspetto un po', faccio un altro "tiro" alla mia sigaretta (sempre spenta!) e poi mi alzo. Lo faccio passare avanti, lui ci invita a salire al terzo piano e sederci. Ma io gli dico "prima devo parlare con Andrea", lui "Andrea?", ed io insisto "Sì, Andrea o un altro responsabile. Insomma, un truffaldino qualsiasi, non ho preferenze". Finge di non sentire e riscende le scale.
Appena saliti al terzo piano vedo Andrea e gli dico che voglio parlargli. Lui mi dice di aspettare, probabilmente dal mio sguardo ha intuito il "tema" della discussione. Dopo circa dieci minuti torna e mi invita ad entrare in uno stanzino per parlare a tu per tu. Commetto due errori: gli stringo la mano (una cosa che va fatta solo con le persone che meritano rispetto); accetto di parlare a quattr'occhi lasciando gli altri all'oscuro di tutto. Quest'ultimo errore si rivelerà gravissimo.
In poche parole gli dico di cosa sono venuto a conoscenza. Lui, come ovvio, prova a smentire tutto e sostiene che loro son seri. Mentre parla tiene in mano un tagliacarte del quale non vi nascondo che, per mezzo secondo, ho avuto un po' di paura. Guardo l'oggetto e, rivolgendomi ad Andrea, gli faccio una battuta: "mi stai minacciando?" Lui mi risponde di no e gli credo.
In ogni modo gli chiedo il contratto e, alla sua risposta negativa, gli dico che non se ne fa nulla. Me ne vado non prima di avergli, ahimè, nuovamente stretto la mano. Gli altri ragazzi mi fanno alcune domande, gli rispondo che ne avremmo parlato meglio una volta fuori di lì. Loro mi dicono di aspettarmi giù chè dopo un po' mi avrebbero raggiunto. Scendo, aspetto 15/20 minuti (durante i quali informo altri due ragazzi che avevano appena fatto il secondo colloquio). Niente da fare. Molto probabilmente, Andrea è riuscito a convincerli nuovamente. E la colpa è mia. Avrei dovuto lasciarli entrare ed ascoltare come Andrea si arrampicava sugli specchi nel tentativo di difendersi dalle accuse.
Azzardo un pronostico. Probabilmente, questi 5 ragazzi all'inizio qualche soldino lo vedranno, soprattutto se il tutor riuscirà a vendere il Kirby ai parenti. Così penseranno che il sottoscritto fosse in errore. Dopodichè, vedranno la vera verità e lì saranno i problemi. Non sono riuscito a scambiare il numero di telefono con nessuno di loro per cui non ho notizie. Comunque, speriamo bene. In ogni caso, se guadagneranno qualcosina lo dovranno al sottoscritto.
Torno a casa e sono fiero. Mi sento un dio. Non mi capita spesso di star così bene, ma stavolta è successo. Nonostante i sogni di guadagnare siano svaniti, sto insolitamente bene. Questo perchè ho obbedito alla mia coscienza, ho aiutato gli altri ragazzi in pericolo. Ma non voglio i complimenti di nessuno. Se pensate che io sia stato altruista vi sbagliate. Sono stato paradossalmente l'opposto, sono stato egoista, perchè ho obbedito alla mia coscienza ed a nessun altro.
Ma non finisce qui.
IL PROGETTO
No che non può finire qui. La guerra è appena iniziata. Informerò "Mi manda raitre", "Striscia la notizia" e "Le iene", farò dei volantini (tutto a spese mie) per informare le possibili vittime, cercherò di portare dalla mia parte i mal pagati centralinisti, sporgerò denuncia alla polizia.
Devo vincerla questa guerra. E siamo solo all'inizio. L'unico problemino è che loro sanno tutto di me, dal numero di cellulare all'indirizzo di casa, ma io non ho paura. Il mio scudo è rappresentato dalla consapevolezza di essere dalla parte del giusto, dalla parte della mia coscienza pulita.
A DOMANDA RISPONDO
- Perchè telefonano a casa? Perchè a loro conviene, spendono meno di quanto spenderebbero per inserire annunci sui giornali. Tanto i centralinisti non li pagano o li sottopagano.
- Perchè durante la telefonata non si presentano come "Kirby"? Perchè la Kirby è tristemente nota per i suoi mezzucci, preferiscono non far scappare subito la possibile "esca".
- Perchè il/la centralinista tiene a dire il proprio nome durante la telefonata? Perchè vien detto loro che per essere pagati devono fissare un certo numero di appuntamenti al mese (cosa contro la legge) altrimenti non vedono un centesimo.
- Perchè ci sono due colloqui pressochè uguali? Per far pensare all'esca che ci sia stata una selezione.
- Perchè Dopo il primo giorno di master vengono spesso tolti i meno giovani? Anche qui per far credere a chi rimane che vi sia stata una selezione.
- Chi sono questi meno giovani? Le possibilità son due: o sono dei complici, o sono anche loro delle vittime che vengono messe lì solo per far numero ma che sono scartati prima dell'inizio.
- Il Kirby è davvero un ottimo prodotto? No, basta fare un giro dei siti sulla rete per leggere il parere negativo di alcuni esperti in merito. Si scopre anche che la Nasa c'entra ben poco e si viene a conoscenza che il 99% di ciò che vien decantato è in realtà inventato.
- Il prezzo elevato è giustificabile? No, anzi, alla fine si finge di operare qualche sconto al possibile acquirente e il prezzo arriva anche a dimezzarsi.
- Perchè il contratto vien fatto firmare dopo i tre giorni di prova? Perchè si cerca di vendere il Kirby ai parenti della vittima.
- Il contratto poi viene firmato? Questo non lo so perchè mi son fermato prima, però probabilmente non c'è nessun contratto. Se c'è, è ben diverso da quello di cui si parlava.
- Cosa succede durante le demo (le dimostrazioni)? Se l'acquirente non compra, devi chiamare l'agenzia che cercherà di convincerlo proponendo sconti e insultando chi non desiste. Inoltre, prima di andare, devi chiedere numeri di telefono di persone interessate.
- Cosa bisogna fare per continuare a lavorare (leggesi "essere schiavizzati")? Bisogna dar loro ogni mese almeno 100 numeri di telefono di persone interessate.
- Cos'è un meeting? E' un incontro che si svolge ogni lunedì mattina. Ufficialmente si balla e ci si diverte, in realtà si umilia e deride chi non riesce a vendere molti Kirby.
Se avete da fare altre domande, risponderò volentieri e aggiungerò il tutto alla lista qui sopra.
L'INNO DEI KIRBIANI
Alcuni di voi si saranno chiesti che ci fa un post così serio sul mio blog. Avete ragione! Quindi provvedo inserendo un inno che ho inventato in onore delle povere vittime del mondo Kirby! La musica è quella dell'inno di Mameli!

ADEPTI DI KIRBY

Adepti di Kirby
il Kirby è la vita.
Tra demos e meetings
la dignità è perduta.
Dov'è il contratto?
Lo aspetto da tanto!
E il fisso mensile
io mai lo otterrò!

Adepti di Kirby
un Kirby è per sempre.
Giriamo per case
e truffiamo la gente.
Dov'è l'acquirente?
Non compran mai niente!
Noi schiavi d'un team leader
il qual ci arruolò!

Affidiamoci al tutor
truffiamo il parente
solo lui cedette
e il Kirby comprò!

Proviamo per mesi
a truffar la gente
ma solo il parente
alla fine acquistò!

Sì!!!

mercoledì 14 febbraio 2007

Viva San Faustino!

La festa per chi avrebbe voluto festeggiare 24 ore prima

Mettiamo in chiaro una cosa fondamentale: io sono single solo e soltanto per scelta. E che poi tale scelta non sia mia, ma delle ragazze, è solo un dettaglio di poco conto.
Cosa posso farci se la ragazza che mi piace non mi degna di uno sguardo, se quando mi avvicino se ne scappa (si sarà accorta di quando l'ho pedinata fino a scuola!?!), se non riesco nemmeno a rivolgerle la parola, se non è bastato intossicarmi di Marlboro nella speranza di sentirmi chiedere "mi offri una sigaretta?", se, insomma, con le ragazze non ci so fare!?!
Sarà che nella scuola che frequentavo le ragazze erano poche e selezionatissime tra i peggiori esemplari del gentilsesso (gentili si fa per dire), sarà che sono un po' troppo esigente dato che non sono socio del club "La mia ragazza ideale dev'essere bella, simpatica ed intelligente" che vanta milioni di iscritti in tutt'Italia, sarà che il mio fine intellettualismo (sic) poco si addice alla ragazza moderna, sarà che non sono Costantino Diuominiedonne, sarà quel che sarà, ma sono single. E questo è l'unico, vero, incontrovertibile dato di fatto!
In ogni modo, ad essere sincero, è una situazione che mi pesa ben poco. Sarei bugiardo a dire di essere un single contento, ma mi pesa davvero poco. Ho visto parenti e conoscenti, omoni e machi piangere come bimbi. Non so come mi comporterei io. Le effimere storielle adolescenziali poco si addicono al sottoscritto. Non oso nemmeno immaginare, col mio carattere, come reagirei di fronte ad un "Caro Matteo, mi prendo un periodo di riflessione", tipico preludio a "Caro Marco... ehm Matteo... ti ho detto che sto riflettendo (sospiri di Marco in sottofondo), lasciami stare, quanto sei appiccicoso! No, non dico a te Marco, tu continua pure! Matteo ora ti lascio che sto con un'amica" e poi a "Caro, carissimo Matteo, ho riflettuto: credo che io e te saremo i migliori amici del mondo" e poi mesi e mesi ad ascoltare Marco Masini fino al suicidio!
E dire che l'opportunità di festeggiare San Valentino l'ho avuta. Giorno 12 ero in città e, quando sono in città, una tappa in qualche libreria è d'obbligo. Quel giorno capitò alla Mondadori, dove c'è un commesso dell'altra sponda. No, non è di Reggio Calabria, è omosessuale. Già tempo fa, al mio primo acquisto in quella libreria, si rivolse in maniera fin troppo gentile con me. Mi disse "Ooooh, che fortuuuuna, proprio fino ad oggi tutti i saggi costano appena 6 euroooo". Alla fine non guadagnai chissà quanto, appena 2,40 euro, credo che quel suo modo di fare fosse davvero esagerato! Inoltre, dato che la libreria era piuttosto grande ma sprovvisto di personale, gli chiesi se per caso cercassero qualche commesso. Mi rispose di no ma mi invitò a dargli il mio numero di telefono cosicchè potesse informarmi in caso di nuovi sviluppi. Il mio "no grazie" e la mia fuga furono un tutt'uno! Comunque giorno 12, dicevo, entro in libreria. E riecco il commesso dell'altra volta. Mi guarda, mi sorride, chiede alle colleghe se volessero un caffè, poi si rivolge a me facendo la stessa domanda. Stavolta mi limito a dire "no grazie" senza fuggire (a scanso di equivoci, e per non turbare nessuno, sto solo scherzando: è semplicemente un ragazzo gay molto gentile, avercene...)
Mi domando: non è che il mio fascino (che c'è, perchè c'è, indubbiamente c'è) colpisce solo i gay? E ancora, non è che sono proprio io inconsapevolmente gay? Vuoi vedere che i miei compagni avevano ragione? Io gay! In effetti tutto quadra con il mio parere favorevole ai pacs. Chi è favorevole ad essi? Generalmente quelli di sinistra ed i gay (i quali non stanno tutti da quella parte come erroneamente detto da Silviuccio!). Ed io di sinistra non sono.
Quest'anno è andata come è andata, ma il prossimo febbraio voglio festeggiare un giorno prima. Quindi, se qualche ragazza vuole proporsi, lasci il proprio curriculum con la foto allegata inviandolo al mio indirizzo di posta elettronica. Come dicono a me da mesi "le faremo sapere..."

AUGURI A TUTTI I SINGLE!!!

sabato 10 febbraio 2007

Questione di tempismo

Prima di puntare il dito e parlare, meglio stare attenti!

A chi di voi non è mai capitato di fare delle brutte figure? Credo proprio a nessuno. Le mie le racconterò in questo blog e lo farò "a puntate", ovvero quando ne avrò voglia ne racconterò una. Ecco la prima puntata.
Questo episodio è successo qualche anno fa. Andrebbe raccontato gesticolando per rendere al meglio l'idea, ma accontentatevi di leggerlo!
Ricordo che era l'ultima settimana di scuola del secondo anno delle superiori. E c'era l'ora di biologia. Come sempre, quando c'era questa materia, l'ultimo pensiero che potesse sfiorarmi il cervello era quello di ascoltare quel sedere abnorme chiamato professoressa spiegare la lezione. Piuttosto parlavo del più e del meno con i miei compagni, rigorosamente in fondo alla classe, il più lontano possibile dalla cattedra.
Ad un certo punto sentii i miei compagni urlare ed inveire contro la professoressa. Non capii il perchè, chiesi informazioni ma nessuno mi sentiva! Queste urla durarono oltre un minuto fin quando, dopo le mie ripetute sollecitazioni, mi venne finalmente spiegato che la professoressa aveva appena fissato un compito in classe per il giorno dopo.
La cosa non era affatto strana. Come detto, eravamo alla fine dell'anno scolastico ed ancora nell'ultimo trimestre non avevamo fatto nessun compito. C'era insomma da aspettarsi questa decisione. Eppure quelle proteste molto colorite nonchè prolungate mi colpirono profondamente nel cuore e nella mente convincendomi ad unirmi alla battaglia insieme ai miei compagni contro l'iniquo compito in classe assegnatoci!
Nella mia protesta, siccome sarei partito in netto ritardo rispetto ai miei compagni, ritenni opportuno guadagnare il tempo perso in precedenza andando "un po'" sopra le righe. Pensai dunque di alzarmi, puntare il dito verso la professoressa (approfittando del fatto di essere coperto dai miei compagni i quali erano tutti in piedi) ed urlare a squarciagola (tanto la mia voce era coperta dalle altre) il seguente "quesito": MA CHE CAZZO DICI!?!
Incredibilmente però, mentre io mi alzavo, la professoressa con un urlo fece sedere e zittire tutti i miei compagni. In pratica quella frase gliela dissi proprio in faccia! Non so quale santo quell'anno mi salvò dalla sospensione e dalla bocciatura.

VIVA IL TEMPISMO!!!

giovedì 25 gennaio 2007

Mattinata alla posta

Qui sopra, l'inferno!

Questo episodio è accaduto qualche giorno fa. Vado alla posta per due motivi: pagare una bolletta ed attivare una scheda.
Mi sveglio di buon mattino per essere tra i primi, arrivo alla posta ed ecco già il primo problema: la porta d'ingresso è guasta e dunque devo attendere che dalla porta d'uscita smettano di uscire! Alla fine una vecchietta si accorge di me, fa un passo indietro e lascia che finalmente la porta si apra dalla mia parte. Sia benedetta!
Entro, vado a prendere il biglietto ed ecco la seconda spiacevole sorpresa: apprendo che non bisogna prenderne solo uno ma tanti quante sono le operazioni da svolgere. Nel mio caso, dunque, uno per la bolletta e l'altro per la scheda. Qualcun altro probabilmente ne avrebbe presi due, di biglietti, fregandosene altamente del fatto che, non avendo il dono dell'ubiquità, nel caso -seppure remoto- in cui entrambi i turni fossero arrivati nello stesso momento, un biglietto sarebbe andato perduto. Io invece mi sono interrogato su quale fosse opportuno prendere per prima, vittima del mio malsano perfezionismo, ed ho deciso di far prevalere quello della scheda, la cui fila -numeri alla mano- pareva essere la meno lunga.
Non ho purtropppo tenuto in considerazione il fatto che lo Stato quando ha da prendere dei soldini non ci mette troppo tempo, quando invece deve farti un servizio i tempi della burocrazia dimostrano tutto il loro peso. Ecco dunque che la fila per pagare le bollette se ne andava via che era un piacere, mentre la mia arrancava.
Da aggiungere che erano ben tre gli sportelli, ciò nonostante si serviva in media un cliente ogni 10 minuti. Aggiungiamo anche che c'è stata una bella scazzottata tra due uomini ad aver rallentato il tutto. Pare che il motivo del contendere fosse la somma di 25 euro. Dopo svariate minacce ed innumerevoli insulti, uno dei due uomini ha leggermente spinto la moglie dell'altro, quest'ultima è cascata a terra (se volete immaginarvi la scena tenete presente l'episodio di Totti) al grido di "lei è un bastardo, un indegno (cosa c'entrava?), un pezzo di m..., un figlio di p... e un maleducato (sic)". A quel punto, il marito della "simulatrice" (perchè si è visto da lontano un miglio che trattavasi di semplice spintarella) non ci ha visto più, o meglio ha approfittato della situazione, ed ha iniziato a picchiare quel poveretto che era robusto un terzo dell'altro.
Io, inguaribile pacifico, ho tentato invano di invitare qualcuno ad aiutarmi a dividere i "contendenti", ma nessuno s'è scomodato ed hanno preferito continuare a godersi la scena. Non c'era altra soluzione: o intervenivo io, o quell'uomo sarebbe finito all'ospedale! Scelsi la prima opzione, incurante dei miei infelici precedenti: dovete sapere infatti che a scuola molto spesso mi è capitato d dividere compagni di classe che si menavano, sempre tra l'indifferenza generale. E' più forte di me, se io non intervenissi e la situazione degenerasse, mi riterrei co-responsabile di quanto accaduto.
Purtroppo, come si dice dalle mie parti, "cu spatti avi a megghiu patti" ovvero "chi divide ha la parte migliore": ricordo, in ordine di "gravità", di aver gentilmente ricevuto un calcio su un perone, un pugno in un occhio (ho temuto per qualche giorno di subire gravi danni alla vista), un colpo di cintura nell'altro occhio, una spinta da uno dei due "dividendi" che mi ha fatto sbattere la testa su un banco e poi l'opera d'arte, uno specchietto di un'automobile staccato per l'occasione e che ha colpito il sottoscritto anzichè il legittimo destinatario!
In ogni modo, stavolta mi è andata meglio (quando si dice l'esperienza!): ho minacciato i due di denunciarli (di quale reato? Boh!) e sono riuscito a calmarli senza subire nemmeno un graffio. Sembrava tutto finito, invece un'impiegata ha ben pensato di mostrare al mondo la sua genialità; si rivolge ad uno dei due dicendogli "non potete litigare, qui(!), sbrigatevela fuori!". Detto fatto, i due si sono dati appuntamento e chissà com'è finita...
La giornata non era caldissima, ma la mancanza di aria condizionata, il concitato episodio di cui sopra, il nervosismo che mi provocava vedere le persone che si "lanciavano" letteralmente per uscire ed aver la precedeza nei confronti di chi voleva entrare, mi avevano provocato un mal di testa terribile. Ero davvero esausto. Un'ora e mezza lì dentro senza concludere un bel niente.
La nota positiva era che molte delle persone che sarebbero state prima di me hanno rinunciato andandosene a casa. In un lampo arriva il mio turno, schiarisco la voce e fiero chiedo all'impiegato come fare ad ottenere quella stramaledetta scheda. Mi dà il modulo da compilare (perdo altri 10 minuti per completare questa operazione), dopodichè mi chiede la carta d'identità. Si accorge che è scaduta (da agosto!) e dunque non è possibile far nulla.
Vorrei ucciderlo, o suicidarmi, non so, alla fine opto per una terza via: gli chiedo scusa io per il disagio e me ne vado, senza nemmeno prendere il biglietto per pagare la bolletta. Che se la sbrighi mio fratello!

CARA POSTA, SO IO DOVE "INVIARTI"!!!

lunedì 15 gennaio 2007

Auguri di buon anno

Qui sopra, l'immagine di auguri meno brutta che ho trovato

Ci sono gli auguri sinceri ed insinceri, sentiti e non sentiti, opportuni ed inopportuni, aprezzati e non apprezzati; ma poi ci sono anche gli auguri in anticipo, quelli puntuali e quelli in ritardo. Questi miei sono in ritardo, molto in ritardo.
Un po' perchè non ho avuto molto tempo ma soprattutto per carenza di volontà ed eccesso di (immotivata) stanchezza, ho abbandonato questo blog a se stesso, preda degli hacker e di chiunque mi vuol male. Purtroppo nessuno mi odia così tanto da devastare questo blog e dunque sono obbligato a scrivere ancora...
Probabilmente - ecco la vera novità del 2007 - i miei post d'ora in poi saranno spesso più corti che in precedenza; seguirò insomma l'esempio di molti altri blogger. Così facendo non sterminerò più di tanto i vostri neuroni ed al contempo potrò aggiornare più spesso questo inutile spazio che occupo.
Tornando in tema auguro a tutti voi che mi leggete, ma solo a voi (con eventauali coniuge e figli a carico, oltre non ci vado), un anno ricco di soddisfazioni. Come ho scritto via sms il 31 dicembre scorso a chi conosco "che il 2007 possa concederti ciò che il 2006 ti ha negato" (che poi è l'sms che invio ogni 365 giorni cambiando solo gli anni).
Non so a cosa possano servirvi questi miei auguri a metà gennaio: se volete, prendeteveli; altrimenti riciclateli per il prossimo anno...

FELICE 2007!!!